Una leggenda di nome Ferguson

Una leggenda di nome Ferguson

27 anni da allenatore nel calcio sono tanti. 27 anni da allenatore nel calcio che conta sono incredibili. 27 anni alla guida di uno dei club più importanti del mondo sono Sir Alexander Chapman Ferguson.

Per capire cosa c’è alla base della leggenda, dobbiamo prendere la sua carta di identità e leggere cosa c’è scritto alla voce “Nato a”: Glovan, Glasgow, Scozia. Glovan è un piccolo quartiere povero di Glasgow, insomma non è la Parigi della Belle Epoque, non si parla di filosofia o dei massimi sistemi. La gente lì è semplice e pragmatica, va al lavoro, gioca a pallone e va al pub per qualche birra, e non necessariamente in questo ordine. Per farti ascoltare devi saper alzare la voce e ogni tanto anche la mani. Tutto è comune e niente è più importante della comunità. Ecco il calcio di Ferguson: pragmatico e non ideologico. Al primo posto c’è la squadra e il suo bene, arriva poi il resto. Così si spiegheranno le future cessioni di campioni come Beckham o Cristiano Ronaldo, oltre che coi milioni del Real Madrid. Se credi di essere più importante del Manchester United, questo non è più il tuo posto. E’ puro Ferguson, è puro Glovan.

Quando Alex Ferguson prende le redini del Manchester United è il 1986, lui è un tecnico emergente che ha appena vinto campionato scozzese e coppa delle coppe con l’Aberdeen (squadra di cui adesso nessuno sente più parlare) e lo United è un club in crisi, che non vince dai tempi in cui all’ Old Trafford correva un ragazzo con la maglia numero 7 e i capelli lunghi che faceva impazzire tutti.

E’ l’uomo giusto al momento giusto: il club si aggrappa a lui per rinascere e Ferguson vuole sfruttare a pieno questo trampolino di lancio. Ci mette tre anni a plasmare la squadra e a vincere il primo trofeo, ma la FA Cup vinta nel 1990 sarà il primo dei 38 trofei che lo hanno reso l’allenatore più vincente della storia del calcio.

Con l’esplosione del giovane Ryan Giggs e l’acquisto nel 1992 di Cantona lo United torna anche a vincere il campionato, dopo ventisei anni. Vinceranno 8 dei successivi 11 campionati.

La prima crisi arriva nel ’95 quando Cantona decide di fare del Karatè in faccia ad un tifoso con conseguente squalifica di nove mesi e molte colonne della squadra sembrano essere arrivate ormai al capolinea. Nel calcio molto spesso a questo punto, dopo 10 stagioni, si ringrazia e ci si saluta. E’ esattamente quello che fanno a Manchester, ma a guidare il tutto c’è sempre il “Boss” Sir Alex. Entrano in pianta stabile un gruppo di giovani calciatori che passeranno alla storia come la ” classe del 1992″, sono colonne dello United e del calcio inglese, sono Beckham, Scholes, i fratelli Neville e Butt. Sono giovani, vogliono vincere e sono fortissimi. Con loro Ferguson sarà un vero e proprio padre, capace di coccolarli e proteggerli dalle insidie del mondo del calcio e di punirli quando opportuno; è in questa categorie che si inserisce il famoso episodio della scarpa “accidentalmente” lanciata sul profilo del bel David Beckham, reo di scarso impegno. Ferguson non ha mai amato David, sebbene lo abbia sempre fatto giocare dato il suo gran talento. Per Ferguon viene prima di tutto la squadra mentre per il 7 “La sua unica missione era diventare famoso fuori dal campo. L’unico giocatore, mai conosciuto, totalmente impassibile di fronte agli errori che commetteva”, come proprio Fergie scriverà nella sua autobiografia.

Il momento più bello di quella squadra è senza dubbio l’annata 1999. Per la terza volta ha centrato la doppietta Campionato e FA Cup e si appresta a giocare, a Barcellona, la finale di Champions League contro il Bayern Monaco. Lo United non arrivava a questo punto della competizione sempre dai tempi del ragazzo con i capelli lunghi e la 7 (1968). La partita va male e al 90′ i Tedeschi sono avanti 1-0. Ferguson butta dentro, insieme a svariate preghiere, Sheringham e Solskjaer. 5 minuti dopo il capitano del Manchester United sta alzando la coppa. E’ finita 2-1. Hanno segnato Sheringham e Solskjaer. E’ una delle pagine più romantiche o tragiche della storia del calcio, a seconda che siate del rosso inglese o tedesco.

Ai primi anni del 2000 Ferguson annuncia il ritiro, salvo ripensarci circa un secondo dopo e rimanere alla guida del club, con buona pace della moglie Cathy, che deve aspettare per godersi la pensione. Alex decide di vendere Beckham al Real Madrid e di rinnovare la rosa, mettendo al centro del nuovo progetto sportivo Wayne Rooney, oggi capitano dello United e della nazionale inglese, di cui è anche il miglior marcatore e un certo Cristiano Ronaldo, che eredita la 7 da Beckham e ancora oggi ogni tanto la butta dentro. Sono gli anni della rivalità con Mourinho, sempre onesta e sempre accompagnata da un bicchiere di vino nel post partita. Delle continue punzecchiature con Arsene Wenger, allenatore dell’Arsenal, che secondo lui senza quella squadra non potrebbe neanche allenare all’oratorio.

Nel 2008 arriva una seconda Champions League vinta ai rigori col Chelsea, quella del famoso scivolone all’ultimo rigore decisivo del capitano dei Blues Terry. L’anno dopo sarà Ronaldo a salutare tutti con direzione Madrid, anche lui diventato troppo ingombrante per il bene della squadra. Continuano i titoli nazionali, perde due finali di Champions in 3 anni e tutte per mano del Barcellona e di un piccoletto che nel 1986 non era neanche nato. Nel 2013 Fergie decide che è arrivato il momento di lasciare, perchè “non potrei più sopportare di perdere un campionato all’ultimo minuto”

Ferguson è stato un allenatore che non avrà mai eguali, che negli anni ha sempre saputo rimanere il “Boss”, mantenere il controllo totale su tutto davanti ad un calcio in continuo cambiamento senza mai dimenticare le sue origini. Quando venne nominato “Sir”, ringraziò tutti per essere stato eletto “Sir Ferguson”. La stampa inglese lo derise a lungo per quell’errore, dato che l’appellativo “Sir” anticipa il nome, non il cognome. La sua risposta? Semplice: ” Vengo da Glovan…”

Oggi fuori da Old Trafford c’è una statua di Sir Alex Ferguson, perchè lui è ancora lo spirito della società. In 27 anni si sono succeduti sulle panchine dei vari club di Premier League 1200 allenatori; su quella del Manchester United uno solo, e virtualmente non se ne alzerà mai

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