Essere Capitale della cultura europea

Essere Capitale della cultura europea

Il 17 Ottobre 2014, Matera è stata proclamata Capitale della Cultura Europea per il 2019. Un riconoscimento molto prezioso e ambito: 21città italiane candidate, 6 finaliste, tutte valide e con dei programmi e delle Governance di tutto riguardo (questi i parametri di giudizio).

Matera, ha sbaragliato tutti e riscattato la sua storia.

Facciamo un piccolo passo indietro…

E’ tra le città più antiche del mondo e per molti aspetti sembra essere per davvero lontana dal tempo e dallo spazio rispetto alle altre città italiane, o quanto meno paragonabile a poche.

Negli anni è stata famosa non certo per la sua bellezza ed unicità, ma per il degrado igienico sanitario in cui verteva la popolazione, per lo sfollamento imposto dallo Stato negli anni ‘50 ai cittadini materani che, all’ epoca, abitavano nelle Case Grotte, oltre ad essere stata meta di personaggi illustri come Carlo Levi,scrittore e pittore torinese, condannato al confino nel 1934, che di Matera raccontò molto e molto di più di ciò che gli italiani tutti sapevano o credevano di sapere. Matera esisteva nelle menti di molti, ma fu diverso vederla così nelle sue parole “… nel sudiciume e nella miseria, è un’altra cosa…”.

Il “Cristo” di Levi fece vedere anche l’altra Matera, una Matera in cui viveva una civiltà di valori soffocata dalla miseria, valori che potevano e dovevano essere riconosciuti e conservati. Fu così che il “Cristo” di Levi divenne il simbolo di un risveglio delle coscienze intellettuali italiane, una sorta di strumento che diede la prima possibilità di riscatto alla cittadina dal sottosviluppo meridionale.

Si arrivò nel giro di qualche anno alla parola “Risanamento”, dopo essere stata definita da De Gasperi e Togliatti “La vergogna dell’Italia”. Nell’arco di un breve periodo, dopo la seconda guerra mondiale, ebbe inizio lo sfollamento dei Sassi e la nascita della c.d. civita materana.

Il cambiamento e lo sguardo verso il futuro, iniziarono a prendere forma già nel 1986 con il recupero della zona dei Sassi e la speranza che qualcosa, prima o poi, a questo popolo sarebbe stata riconosciuta e questa speranza diventò quasi tangibile con l’importante riconoscimento di Patrimonio del Unesco nel 1993.

Ma torniamo ad oggi e a questo riscatto …

Mi trovavo in piazza San Giovanni Battista, nel cuore del centro storico materano, dove per l’occasione era stato allestito un maxischermo, insieme ai miei concittadini, in attesa del grande verdetto, quando il ministro Franceschini ha pronunciato la frase di proclamazione seguita dal nome del vincitore: “Matera”.

Per tutti noi quel nome ha rappresentato riscatto, consapevolezza del fatto che tutti gli sforzi fatti dai nostri antenati per dare dignità a questa terra erano stati di colpo ricompensati, come se all’ improvviso ognuno di noi avesse diritto, voce, parola in qualcosa di grande che riguardava proprio la nostra città. Per i giovani emigrati al nord per studio o lavoro, costretti ad abbandonare la propria terra e a distaccarsi dalle proprie origini in cerca, altrove, di un futuro migliore, quella proclamazione, è parsa subito l’ occasione che tutti noi aspettavamo da tempo , provare per la prima volta a scommettere su di noi qui, nella nostra terra, senza essere costretti ogni volta a portarla nel cuore,orgogliosi di farne parte, ma consapevoli di doverla abbandonare, quasi come se non fosse all’altezza delle altre città Italiane. E’ stata letta da tutti come un momento imperdibile per riportare a casa le nostre intelligenze, per far ripartire il nostro turismo e, in generale, la nostra economia.

Non a caso, ha vinto proprio il Programma, dal titolo “Open Future”, a testimonianza della volontà dei materani di guardare non più solo al presente, ma al futuro.

Quando sono arrivata a Milano, 13 anni fa, per gli studi universitari, non nego che, spesso, non mi capacitavo del fatto che gli amici conosciuti in Università, provenienti da varie regioni, non sapevano dove collocare la mia città e mi chiedevo come fosse possibile.

Ripetevo a me stessa la fortuna di essere nata in un posto dove il tempo, per certi versi sembra essersi fermato, le infrastrutture e i collegamenti ferroviari inesistenti, hanno, al contrario, reso questo posto incontaminato : le strade e le vie del centro, i palazzi, i negozi, simbolo di modernizzazione,convivono con un paesaggio, che ti impone il confronto visivo con le civiltà che qui si sono susseguite nel tempo. La magia del tramonto o dell’alba, per non parlare dei periodi di festa natalizia, in cui sembra di vivere in un presepe, su queste case scavate nel tufo, 150 chiese rupestri scavate nella roccia … un museo a cielo aperto che ha dentro di se qualcosa di magico e impagabile ma soprattutto inspiegabile. Due musei moderni, il Musma e il museo Ridola, i vicoli stretti da percorrere rigorosamente a piedi tra i ciottoli, le mille vedute della città, il profumo del pane…

Sono queste le cose che mancano e ci si porta nel cuore quando si conosce questa città, sono le stesse che hanno dato la possibilità a Matera di rifarsi, che hanno ridato la voglia a noi giovani di tornare a casa per costruire qualcosa qui, dove siamo nati.

A distanza di un anno la città sembra davvero avere un volto nuovo, migliorato. Si sono aperte mille attività commerciali, nelle strade del centro e nelle vie più caratteristiche, il materano ha cercato di cavalcare quest’onda di notorietà dando nuovi servizi ai cittadini e ai tanti visitatori che affollano la città da qualche mese. Enogastronomie, bed and breakfast realizzati con particolare cura al dettaglio e richiamo delle origini, hotel di lusso, eventi che spaziano da quelli teatrali alle mostre, a concerti di personaggi famosi a livello internazionale, come quello del famoso tenore spagnolo Josè Carrera lo scorso settembre, ed infine l’amore continuo e reciproco nei confronti del cinema.

Molti i film girati nell’ultimo anno, tra cui un Kolossal remake di Ben Hur, che ha visto in città attori famosi del calibro di Morgan Freeman, e tanti ancora quelli in programma che danno molto lavoro ai cittadini e fanno respirare un’aria internazionale a tutta la città.

Non avevo messo in conto che in questo piccolo paradiso avrei sentito e parlato lingue diverse dalla mia o anche solo accenti … e vi assicuro che farlo ora suona molto strano.

Ho sempre creduto che l’unicità di questa città prima o poi sarebbe stata apprezzata,
si trattava solo di aspettare l’ occasione giusta e quel giorno, tanto atteso dal popolo materano, è finalmente arrivato.

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