Il mio grosso grasso matrimonio greco 2: le minestre riscaldate non sono poi così male

Il mio grosso grasso matrimonio greco 2: le minestre riscaldate non sono poi così male

Devo ammettere che i sequel mi incuriosiscono sempre parecchio. Ma so che non sempre soddisfano le aspettative del pubblico. E più il primo film è piaciuto, più le aspettative saranno alte, perché si vorrà vedere qualcosa di equivalente se non superiore. Ricordo ancora che quando mi proposero di vedere Il mio grosso grasso matrimonio greco non fui molto entusiasta. Ma uscita dalla sala dovetti ricredermi e con il tempo è diventata una delle mie commedie preferite. Quel genere di film che si riguarda quando non si ha niente da fare, ma che risulta essere sempre una buona idea.

Beh, sono passati 14 anni dal grande grosso matrimonio greco di Toula, eppure le cose non sembrano cambiate granché: la numerosa e chiassosa famiglia Portokalos è tornata, sempre onnipresente e al completo. Toula, interpretata da una sempre divertentissima Nia Vardalos, suo marito Ian (John Corbett), i suoi genitori Gus (Michael Constantine) e Maria (Lainie Kazan), l’amatissima zia Voula (Andrea Martin), i suoi fratelli con rispettive famiglie e tutti i 27 cugini di primo grado. Tutti si impicciano della vita degli altri e non fanno altro che cucinare e mangiare. “Le uniche persone che conoscono sono greche, perché i greci sposano altri greci per procreare altri numerosi, chiassosi, mangioni greci”. A Toula ci sono voluti circa 96 minuti di film per far accettare il suo fidanzato americano alla famiglia, e nonostante suo padre Gus ora voglia bene al genero-non-greco rimane un fervente sostenitore dell’importanza di trovare un bravo-ragazzo-greco: solo che questa volta al centro del mirino c’è Paris, la figlia adolescente e un po’ ribelle di Toula e Ian, la giovane Elena Kampouris.

Come per il film precedente, anche la storia del sequel vede come protagonista della vicenda un matrimonio da organizzare. Infatti, durante alcune ricerche spulciando fra vecchi documenti, il vecchio Gus trova il certificato del suo matrimonio con Maria, ma si accorge che manca la firma del sacerdote che celebrò la funzione. I due scoprono così, a distanza di quasi 50 anni, di non essere sposati ufficialmente. Questo darà il via a una serie di preparativi più o meno pacchiani, contornati dalle vicende personali di Toula: il suo inconscio e involontario allontanamento dal marito e il suo attaccamento quasi morboso alla figlia. La nostra protagonista subisce una strana e direi quasi ovvia evoluzione: da triste trentenne alla ricerca di un riscatto personale e che lotta per sposare l’uomo che ama contro la sua famiglia tradizionalista, a giovane mamma che ha una profonda paura di perdere la figlia e che con ogni mezzo cerca di farsi accettare. Forse è proprio la consapevolezza di far parte di una bizzarra famiglia, nella quale non esiste privacy o contegno, a portare Toula a comprendere il perché la figlia si vergogni dei suoi familiari. “Ti sono sempre così vicina che vedi la tua ombra come due persone” dice alla figlia. Lei per prima quindi capisce il disagio di Paris, perché lei per prima lo provò quando conobbe Ian e decisero di sposarsi. Una famiglia invadente può sicuramente essere un problema ma sarà proprio l’accettazione di Toula delle diverse bizzarrie dei suoi parenti a far si che Paris a sua volta li accetti per quello che sono: una chiassosa e invadente famiglia.

A differenza del primo film la storia sembra più veloce, nonostante i minuti effettivi di pellicola siano pressoché identici. Certo confrontandoli non risulta difficile dire che il primo è sicuramente più bello e divertente, ma bisogna anche ammettere che le novità hanno sempre un certo fascino e provocano un effetto diverso sul pubblico. Il rischio di fare un sequel è quello della tipica minestra riscaldata: scene già viste e storie noiose e inesistenti. E nonostante questo Numero 2 non sia eccellente, trovo che siano comunque riusciti a mettere in piedi una brillante commedia dove la risata semplice e spontanea è assicurata e grazie alla quale non è difficile farsi qualche domanda sui rapporti familiari. Una sceneggiatura divertente e incalzante, scritta (come per il primo film) dalla protagonista Nia Vardalos, che un po’ autobiograficamente mostra scene di vita di una cultura diversa, ma che per tanti versi può essere simile a molte altre. Un esempio è sicuramente la nostra…

Un appunto vorrei farlo però. E ahimè non c’entra niente con la produzione del film. Che cosa è successo ai doppiatori italiani?? E non mi riferisco al fatto che alcuni siano cambiati (purtroppo Carlo Baccarini che doppiava Gus nel primo film è morto nel 2006), ma proprio al doppiaggio. Perché per cercare di rendere lo stesso effetto di “parlata straniera” che si avverte nella versione originale, hanno secondo me calcato troppo la mano, creando così un divario fra la prima versione (dove l’accento era appena percettibile) e il secondo (dove sembra che all’improvviso i personaggi abbiano riacquistato cadenze e pronunce tipiche dei greci).

 

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