Manchester by the sea: sensibilità senza retorica

Manchester by the sea: sensibilità senza retorica

Non si dovrebbe mai iniziare un articolo parlando di sé. Ma stavolta si può ben fare un’eccezione: Manchester by the sea, il nuovo film del drammaturgo inglese Kennet Lonergan, è uno dei film più belli che mi sia capitato di vedere in vita mia, uno di quei film che ti segnano. Non a caso – per una volta onore al merito!-  lunedì scorso ha conquistato tre meritatissimi oscar per il migliore attore protagonista, miglior fotografia e sceneggiatura.

Lee Chandler (interpretato da un magistrale Casey Afleck) è un uomo soverchiato dal dolore e dal senso di colpa (il perché lo scopriremo solo in seguito). Si arrabbatta come può, facendo lavoretti all’interno di un condominio di cui è il portiere tutto fare. Passa le sue serate in un pub, dove immancabilmente scatena risse con gli altri avventori.

La morte del fratello lo costringerà a recarsi a Manchester per fare da tutore al nipote (l’attore è un brillante Lucas Edges), e a rivivere i fantasmi del passato che riaffiorano nella sua memoria.

Manchester by the sea è incentrato sul rapporto tra zio e nipote, un rapporto fatto di affetto e contrasti. Lo zio, nonostante il suo stato di atonia, ce la mette tutta per provvedere ai bisogni del nipote.

Cosa lo rende eccezionale, allora (se il termine non fosse inflazionato parleremmo di capolavoro)? Manchester by the sea è un film che tocca le corde più profonde dell’animo umano; un film che è insieme dramma e commedia; intimista, commovente ma scevro da retorica. Lonergan riesce a raccontare una storia di afflizione e dolore con grande discrezione e sobrietà, senza eccessi o voyeurismi di sorta, attraverso una regia asciutta e senza fronzoli e, dal punto di vista narrativo, un uso sapiente dei flashback.

Le musiche avvolgenti (l’adagio di Albinoni, Hendel, Ray Charles, Bob Dylan) e i paesaggi grigio livido del Massachusetts restituiscono la mestizia del racconto. Il cuore di Lee Chandler ha le stesse sembianze della neve ghiacciata che spala nelle scene iniziali. È un cuore spezzato, sostiene l’ex moglie Michelle Williams (che appare in poche scene, ma di grande intensità emotiva).

Il dramma di Lee Chandler ci rimane impresso. Non ci può essere lieto fine in questa storia. Perché non si può tornare a vivere se si è morti dentro.

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