“La battaglia dei sessi” in realtà fu una farsa

“La battaglia dei sessi” in realtà fu una farsa

“Verrà un giorno in cui potremo essere quello che siamo e amare chi vogliamo… Ma quel giorno non è oggi’. Si conclude così, la battaglia dei sessi. Un film che rievoca il match di tennis che si disputò a Houston, il 20 settembre 1973, dinanzi a un pubblico di 30.000 persone (a seguirlo in diretta tv furono 90 milioni di spettatori nel mondo), e che vide contrapposti il 55enne Bobby Riggs e la 29enne Billy Jean King.

Ma “La battaglia dei sessi” non è solo la cronaca di un match passato alla storia soprattutto per la sua valenza simbolica (una donna può competere con un uomo? Le donne hanno diritto ad un trattamento salariale uguale a quello degli uomini?): è anche la storia personale, biografica dei due protagonisti che si sfidarono.

Billy Jean King, innanzitutto. Interpretata da un’occhialuta e androgina Emma Stone, King è una tennista tra le più forti; ma è anche lesbica e femminista. Sposata (con Lawrence King), si innamora di una parrucchiera, Marylin (nel film Andrea Riseborough), scoprendo così di essere omosessuale, e rimanendone frastornata. La relazione venne mantenuta segreta, e ha avuto un seguito infelice per la tennista americana, con annessi strascichi giudiziari (Marylin Barnett la ricattava); nel 1981, attraverso una conferenza stampa, King rivelò pubblicamente la propria omosessualità, aprendo così la strada ad altri coming out di tenniste celebri come Navrativola, Mauresmo, Stosur ecc. “Sofrii molto. Ci sono voluti 20 anni per rimettermi in piedi. Ma la verità ti rende libera”, ha dichiarato in seguito.

Tornando al film, King ingaggia una battaglia senza tregua contro la federazione americana affinché gli stipendi delle tenniste fossero equiparati a quelli dei colleghi maschi, con la motivazione che le donne vendevano lo stesso numero di biglietti, guadagnando però 12 volte di meno rispetto agli uomini.

Insieme ad altre sette tenniste, investendo un capitale simbolico di un dollaro, fonderà la Wta (Women’s tennis association), un organizzazione svincolata da quella maschile che si occupava di organizzare i tornei, reclutare sponsor e stipulare autonomamente i contratti.

Se oggi il tennis è lo sport più egualitario al mondo, l’unico in cui le donne guadagnano come montepremi e sponsorizzazioni (quasi) quanto o addirittura più degli uomini, lo si deve soprattutto a questa donna tenace e combattiva. Bobby Riggs (Steve Carell) è invece un ex tennista di primo livello, alcolizzato e dedito al gioco d’azzardo. Un maschilista fino al midollo, convinto che le donne dovessero “stare dietro ai fornelli”, e non gareggiare in competizioni sportive in quanto esseri inferiori.

L’esibizione fu preceduta da un grande battage mediatico e pubblicitario, in palio c’erano 100.000 dollari. Billie Jean King era sottoposta ad una pressione emotiva enorme, molto superiore rispetto al rivale essendo quella che aveva più da perdere: portava sulle sue spalle le istanze femminili e femministe; sulla carta era sfavorita. Una sua sconfitta avrebbe sancito ancora una volta la schiacciante superiorità maschile e perpetuato il trattamento di disprezzo riservato allo sport femminile. Vinse in tre set (64 63 63 il punteggio).

La battaglia dei sessi, diretto dalla coppia Faris e  Dayton (registi del pluripremiato “Little Miss Sunshine”) è un film godibile, ben interpretato da attori brillanti (in primis Stone e Carell). È la prima volta che il tennis è rappresentato sul grande schermo con efficacia. Qualcuno ricorderà il flop di “Wimbledon” (“Match point” non fa testo).

Tuttavia, il tema al centro del film, il suprematismo maschile, viene affrontato in maniera troppo corriva. Come ha osservato Sergio Lorizio, “Bobby Riggs, personaggio di per sé macchiettistico ed esuberante”, è quasi una caricatura; “ma è l’emblema di quel maschilismo di cui ci sarebbe aspettati una condanna un po’ più incisiva e un approccio meno benevolo”.

In ogni caso, la sfida dei sessi ci ricorda come, nonostante i progressi fatti, l’eguaglianza tra uomini e donne sia un obbiettivo ancora lontano.

Ps: il film è basato su una colossale mistificazione. La verità è che Riggs perse di proposito quella partita. Oberato di debiti, aveva scommesso con dei mafiosi Italo-americani: l’accordo era che avrebbe perso, da grande favorito, garantendo lauti guadagni alla mafia; in cambio avrebbe ottenuto la cancellazione di tutti i  suoi debiti. D’altronde, come mostra anche il film, Bobby Riggs qualche mese prima aveva umiliato l’allora numero uno del mondo Margaret Court (col punteggio di 62 61). E Court è stata una delle tenniste più forti e vincenti di sempre (King addebitò quella netta sconfitta al fatto che la tennista australiana era stata sopraffatta dalla pressione).

Nel match con la King, invece, era evidente come Riggs fosse molto falloso, commetteva errori grossolani, si procurò persino un infortunio alla mano destra. In realtà la sfida dei sessi non fu affatto un match epico, ma una farsa.

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