L’identità professionale secondo Antonia Klugmann

L’identità professionale secondo Antonia Klugmann

Lavoro o famiglia? Molto spesso ci vengono imposti come due discorsi separati, o pensi a crearti una tua famiglia o alla tua carriera.

Anni di lotte femministe hanno portato a qualche cambiamento, ma ancora oggi non si riesce a concepire del tutto una donna che non vuole solo crescere bambini, che pensa di più alla sua carriera e a migliorare nel senso professionale. Non siamo ancora veramente libere di poter decidere senza essere giudicate o senza sentirsi dire frasi come “se lavorerai non avrai tempo per i tuoi figli, non riusciranno a crescere come si deve”. Si fatica a concepire una donna lavoratrice e madre, sembrano essere due mondi separati che non possono congiungersi. Eppure soprattutto negli ultimi anni abbiamo assistito a donne di potere, con successo e fama che hanno una loro famiglia. La Rowling scrisse il primo Harry Potter con sua figlia che dormiva sulle sue gambe, o basta pensare alle nostre mamme, che sono sempre riuscire a lavorare.

Non si concepisce ancora una donna che non voglia una famiglia, o almeno non subito. Ci costringono a rimanere in schemi prefissati: matrimonio-figli e nel tempo libero un lavoro ma non troppo impegnativo.

Rispetto ad anni fa la situazione è chiaramente migliorata, senza però quel balzo in avanti che servirebbe

Una donna che non vuole rinunciare alla sua carriera e che ho avuto l’onore di sentir parlare durante l’evento “Tempo di libri” a Milano è lo chef stellato Antonia Klugmann.

Nata a Trieste, ex studentessa di Giurisprudenza, a seguito di un incidente a 25 anni scopre che la sua vera passione è la cucina. È proprio durante la convalescenza che conosce i sapori e gli odori delle erbe, del suo orto e di tutti gli aromi che utilizza nei suoi piatti. Due anni dopo con il suo compagno apre il suo primo ristorante, che chiuderà nel 2011. Dal 2014 e ancora oggi gestisce “L’Argine” a Vencò (paese a Gorizia), dove ha ricevuto la sua prima stella Michelin.

Ultimamente ha ricevuto più notorietà grazie al suo nuovo ruolo come giudice a Masterchef.

Sicuramente non sono mancate le critiche, nonostante tutto Antonia mostra caparbietà e voglia di cambiare la nostra visione sul ruolo della donna e anche su come pensiamo il cibo.

Sin dagli inizi della sua carriera ha sempre nutrito il dubbio di essere diversa, di avere un deficit per quanto riguarda il mondo culinario. Essendo molto autocritica si è sempre posta domande scomode come “Sarò troppo superficiale? Vado bene?”. Tutto questo perché lei crea i piatti in maniera differente rispetto a molti suoi colleghi. Se per esempio loro fanno prima prove pratiche e poi arrivano a una conclusione, lei immagina tutte le combinazioni nella sua mente, gioca di immaginazione con il suo palato.

Poi avanti col tempo inizia a capire che non esiste un solo modo di essere creativi, né uno più giusto dell’altro, non esiste un manuale. Questo è grazie alla cucina.

 

 “Ringrazio tantissimo il mio lavoro, perché mi ha permesso di conoscermi e di realizzare che non esiste una via unica, gli devo tutto”

 

Questa sua passione cerca di trasmetterla agli altri, infatti parlando di Masterchef sostiene che sia stato un vero piacere perché le ha permesso di comunicare a un gruppo più ampio qualcosa che fino a qualche anno fa era ristretto a una nicchia di esperti.

Quando parla di cucina i suoi occhi si illuminano, si nota a distanza la passione che ha per il suo lavoro.

Si descrive come una persona ostinata, disordinata, determinata, egoista ed egocentrica, tutte caratteristiche indispensabili per un cuoco secondo lei.

Passione e identità sono le parole chiavi, Antonia ha sempre cercato di definirsi per quello che faceva, e diventando adulta ha scoperto che non è una cosa che capita a tutti, purtroppo; ancor meno alle donne.

Racconta che sin dall’adolescenza i suoi genitori l’hanno spronata a essere prima di tutto brava in ciò che faceva e di conseguenza scegliere un lavoro che le piacesse davvero per poter dare tutta se stessa.

 

Poi ho scoperto che in Italia spesso insegnano che prima di tutto c’è la felicità, ma a un certo punto bisogna mettere da parte ambizioni e desideri lavorativi perché noi dobbiamo pensare a qualcos’altro. Man mano che ho avuto rapporti amorosi, e poi con il mio compagno di vita ho chiesto se mi avrebbe per sempre supportato davvero sul piano lavorativo, perché stavo davvero mettendo tanto su quello che stavo facendo, che rinunciare sarebbe stato deludere prima di tutto me stessa.

 

Spesso alle donne non viene inculcata l’idea che l’identità professionale sia parte dell’identità della persona. E quando si creano un nome non mancano comunque gli ostacoli. Molto popolare è la metafora del “soffitto di cristallo” che indica come l’avanzamento di carriera o il raggiungimento di parità di diritti viene impedito da discriminazioni, in questo caso di naturale sessuale.

Infatti la Klugmann è stata vittima di critiche durante la messa in onda di Masterchef, si sosteneva fosse troppo severa, cattiva ed esigente. Non si può non sostenere che sia stata esigente, ma certamente è stata rispettosa. Lei a questi giudizi risponde che inizialmente risultava così perché abituata a stare in cucina, non in tv, un’esperienza completamente diversa e nuova; si è sciolta e ammorbidita col passare delle puntate.

Inoltre non possiamo dimenticare le prime puntate in assoluto del programma di cucina dove i giudici Cracco e Bastianich arrivavano anche a far volare i piatti o a dare disapprovazioni crudeli.

Probabilmente c’erano aspettative diverse nei suoi confronti essendo una ragazza giovane.

Questo però non cambia molto, le donne hanno il diritto di essere determinate, severe esattamente come gli uomini.

 

“Ci hanno insegnato che dobbiamo essere più buone, più generose, più carine, più tutto ma non è proprio così. Noi possiamo essere esattamente come crediamo di voler essere.”

 

In un mondo ideale queste parole sarebbero scontate, e spero che fra non molti anni la situazione cambi radicalmente.

Per ora possiamo aggrapparci alle parole di donne come Antonia e continuare ad avere le nostre ambizioni che siano sul piano lavorativo o no. L’importante non è andare a lavorare per forza o stare a casa per forza. La cosa fondamentale è scegliere quello che si vuole, senza costrizioni da nessuna parte.

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