A vele spiegate verso l’isola di Iona

A vele spiegate verso l’isola di Iona

Una canzone che mi ispira sempre buon umore e che associo all’inizio dell’estate è “Buon viaggio” di Cesare Cremonini, avete presente il video? Lo trovo carinissimo, il protagonista a piedi o in bici gira in tondo su questa nostra sfera, la Terra, resa con effetti speciali. Per questo motivo con l’avvicinarsi della stagione estiva voglio viaggiare insieme a voi con una rubrica settimanale che intitolerò “Buon viaggio”.

“L’incanto sarà godersi un po’ la strada,
amore mio comunque vada,
fai le valigie e chiudi le luci di casa”

La meta che voglio consigliarvi è l’isola di Iona, un isolotto minuscolo che si trova nelle Ebridi Interne, in Scozia. È un posto che a me ha lasciato senza parole, strano vero? Si raggiunge con un traghetto che dal porticciolo di Fionnphort, sull’isola di Mull, in soli quindici minuti vi porterà a Iona ( i locali la pronunciano Aiona) dove si può girare solo a piedi o in bici.

Il contrasto dei colori che si può ammirare già nel tragitto dal traghetto è ciò che mi ha colpito: l’acqua è azzurra, fredda ma chiarissima e contrasta con i prati verde brillante, le rocce affioranti grigie e la spiaggia bianca. Se non sapeste di essere nel nord Europa, ed è questo il fattore strano, vi sembrerebbe di essere di fronte ad una spiaggia caraibica. All’orizzonte un gruppo di cottage tutti ordinati in schiera, tipicamente inglesi, vi accolgono.

Una volta scesi, camminando per un poco, vi troverete di fronte ad un sito archeologico: le rovine di un convento, “The Nunnery“, scoperchiato con dei cespugli qua e là di fiorellini arancioni. Il convento di età medievale (XIII secolo) ospitava monache agostiniane che vi rimasero fino ai tempi della Riforma protestante.

Fermatevi su una panchina dove leggere la storia di questo monastero e poi rincamminatevi verso l’attrazione dell’isola: l’abbazia di San Columba che ci accoglie da lontano su una piana dove svettano delle croci celtiche. Il colpo d’occhio, se salite sul leggero pendio di fronte al monastero, è particolare: una distesa verde con al centro un edificio imponente di pietra marrone, sparse qua e là pecore bianche e buoi muschiati e all’orizzonte il colore dell’oceano.

San Columba, per noi Colombano, monaco irlandese vissuto nel VI secolo, fondò un monastero da cui la religione cristiana venne irradiata nelle remote terre delle Highlands abitate dai Pitti, genti pagane. L’edificio religioso fu noto per il suo scriptorium, dove furono miniati il Book of Kells, il libro dei Vangeli conservato a Dublino presso la biblioteca del Trinity College, e il Cathach di San Columba, un salterio decorato. Le frequenti incursioni dei Vichinghi, che depredavano l’isola, costrinsero però i monaci ad abbandonare presto Iona che tornò ad essere un vivace centro monastico solo nel XIII con la costruzione, sui resti del monastero di San Columba, dell’attuale abbazia benedettina di cui è visitabile l’interno con la sua massiccia architettura e il chiostro.

Buon viaggio!

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