“Tutti in piedi”. La disabilità può essere commedia

“Tutti in piedi”. La disabilità può essere commedia

Sì può trattare un tema scomodo come la disabilità in modo lieve, lontano dal solito politicamente corretto ammorbante? Vi riesce magistralmente Tutti in piedi, commedia francese, da giovedì scorso nelle sale italiane.

Il protagonista è Franck Dubosk (attore celebre in Francia), qui nei panni di un seduttore impenitente e smargiasso, bugiardo fino al midollo, dirigente di un’azienda di scarpe da corsa. Per una serie di equivoci, innescando un circolo vizioso da cui sarà molto complicato uscire, si finge paraplegico al fine di conquistare una donna che disabile lo è per davvero, la solare e brillante Florence – Alexandra Lamy, attrice di grande fascino, la vera rivelazione del film.

Durante il film assisteremo a un vero e proprio ribaltamento di ruoli al punto che la disabilità della donna sembrerà poca cosa rispetto a quella interiore dell’uomo; e alla metamorfosi del protagonista, da conclamato cafone a persona sensibile e perbene.

Sebbene l’incipit del film non sia proprio dei migliori e alcune scene (ad esempio quella a Lordues) si sarebbero potute realizzare meglio a livello di sceneggiatura, Tutti in piedi è una commedia intelligente e divertente, ben scritta e recitata, che alterna momenti di ilarità, prevalenti, ad altri più seri e riflessivi, riuscendo a far ridere di gusto e insieme commuovere lo spettatore. Quindi non la solita ‘commedia degli equivoci’. Ma molto di più: il film cresce, diventa più profondo man mano che passano i minuti, per merito non solo di un finale sorprendente, ma anche delle musiche di Charles Aznavour.

La disabilità è una tematica ormai rodata nel cinema francese (basti pensare a ‘Quasi amici‘), ma ironizzarci sopra con garbo senza scadere nel retorico o nel luogo comune non è affatto semplice. Oltretutto, questo film lo fa veicolando un messaggio positivo e per nulla banale: la disabilità non è per forza di cose una condizione invalidante. Florence, col suo sorriso gioioso comunica una grande voglia di vivere; non si è fatta soverchiare dalla propria disabilità, dall’essere costretta a vivere per tutta la vita su una carrozzina (è una tennista ad alto livello e un’ottima violinista che si esibisce in concerti in giro per il mondo).

Quello che in Francia verrebbe considerato non un capolavoro, ma un film mediano, rispetto alle commedie oltremodo mediocri che ci vengono propinate (ogni riferimento a quelle italiane, quasi sempre inguardabili, è puramente voluto), si rivela come un film imperdibile, una boccata d’aria fresca in un panorama stantio; a conferma, una volta di più, dell’indiscussa superiorità del cinema francese a livello europeo, se non addirittura mondiale.

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