Road to Oscar: Golden Globe

Road to Oscar: Golden Globe

I primi due mesi dell’anno, per ogni appassionato di cinema, sono un momento particolarmente caldo: dai primi giorni di gennaio fino a fine febbraio, i cinefili possono intrattenersi con la cosiddetta Road to Oscar, che vede i film migliori dell’anno precedente premiati nelle più importanti cerimonie dell’anno: si comincia con i Golden Globe, si passa per i BAFTA, gli “Oscar inglesi” – e, in misura minore, per i Critics Choice Award – per poi arrivare agli ambitissimi Academy Award. Del primo premio dell’anno, dei Golden Globe, la cui settantaseiesima edizione si è tenuta lo scorso 6 gennaio, al Beverly Hilton Hotel di Beverly Hills, California, parleremo oggi. Ma che cosa sono, e in che maniera si differenziano dagli Oscar?

I Golden Globe sono un premio annuale inaugurato nel 1944 e conferito dalla HFPA (Hollywood Foreign Press Award), mentre gli Oscar, istituiti nel 1929, sono consegnati dall’Academy of Motion Pictures Arts and Sciences. Mentre la HFPA è composta da un congresso di 93 giornalisti, la giuria dei premi Oscar è composta da professionisti del settore: ciò significa che a decidere qual è il miglior regista saranno dei registi; il miglior direttore della fotografia sarà votato da illustri direttori della fotografia; e così via, per ciascuna delle ventiquattro categorie.

Nel caso ve lo foste chiesto, potete comprare (o vendere) legalmente un Golden Globe, ma non un Oscar. Accettando il premio dell’Academy, viene fatto firmare un contratto che impone, prima di qualsiasi vendita, di offrire il premio proprio all’associazione che l’ha consegnato per la cifra irrisoria di 10$. Nessun vincolo legale, invece, per i vincitori del Globe, e infatti qualche anno fa il celebre attore Burt Reynolds è stato costretto, per problemi economici, a mettere all’asta il premio, tra l’altro, per la considerevole cifra di circa 14k dollari.

Il premio più ambito, il main event della serata, è quello di Miglior film drammatico, anche solo per un fatto statistico: su 75 film premiati, ben 38 hanno poi vinto il premio Oscar per il miglior film. Delle I cinque finalisti di quest’anno sono stati

  • Bohemian Rhapsody, regia di Bryan Singer;
  • Black Panther, terzo film per incassi nella storia negli Stati Uniti e nono nel mondo. Questa nomination come Miglior film è la prima per i Marvel Studios;
  • BlacKkKlansman, regia di Spike Lee, sulla vera storia di un poliziotto afroamericano che riesce a infiltrarsi nel KKK;
  • Se la strada potesse parlare (If Beale Street Could Talk), regia di Barry Jenkins, regista del film vincitore agli Oscar nel 2017 Moonlight;
  • A Star Is Born, l’attesissimo film con Lady Gaga, diretto e interpretato da Bradley Cooper, terzo remake dell’omonimo film del 1937.

La statuetta va a Bohemian Rhapsody, ma non senza critiche. Alcuni giornalisti hanno criticato la mancanza di profondità del film su certi eventi; altri hanno sottolineato come dell’omosessualità di Freddie Mercury (Rami Malek) siano sottolineati i risvolti negativi. Tali critici hanno insistito su come sembri che le influenze negative e la malattia del leader dei Queen siano, a monte, causate dal suo allontanamento dalla ex compagna Mary Austin (nel film interpretata da Lucy Boynton).

A differenza degli Oscar, i Globe dividono in categorie diverse film drammatici e commedie o musical. Quest’anno, in lista per la statuetta di Miglior film commedia o musicale, c’erano:

  • Il ritorno di Mary Poppins (Mary Poppins Return), regia di Rob Marshall;
  • La favorita, del visionario regista greco Yorgos Lanthimos;
  • Vice – L’uomo nell’ombra (Vice), film sulla vita di Dick Cheney, controverso vicepresidente degli Stati Uniti durante i due mandati di George W. Bush;
  • Crazy & Rich (Crazy Rich Asians), e infine
  • Green Book, regia di Peter Farrelly,

che si aggiudica anche il premio di Miglior sceneggiatura, battendo Roma, Se la strada potesse parlare, La favorita e Vice. Qualche controversia anche per Green Book: il film sulla vera storia del jazzista Don Shirley, ha indispettito la famiglia del pianista afroamericano, in quanto, a loro dire, la storia sia stata un po’ troppo romanzata: nel film di Peter Farrelly si insiste sullo speciale rapporto di amicizia tra il protagonista e il suo autista-guardia del corpo, interpretato da Viggo Mortensen, che, invece, non risulta ai familiari.

Un aneddoto curioso, invece, riguarda la produzione di Crazy & Rich. Kevin Kwan, l’autore del romanzo da cui è tratto, decise di vendere i diritti per la simbolica cifra di 1$ pur di mantenere un ruolo decisivo nelle scelte creative del film: questo perché uno dei primi produttori interessati a realizzarne la versione cinematografica avrebbe tentato di fare «whitewashing», ossia far interpretare a un’attrice bianca il ruolo della protagonista, eliminando così l’elemento «asian» presente nel titolo originale. Una scelta azzeccata, visto il successo al botteghino nel mercato orientale: uno spettatore su tre, infatti, era asiatico.

Come gli Oscar, anche i Golden Globe premiano il Miglior regista. La giuria, quest’anno, ha votato Alfonso Cuarón con il suo Roma, distribuito in Italia da Netflix, che ottiene anche il riconoscimento di Miglior film straniero. Questa è la seconda statuetta per la miglior regia per Alfonso Cuarón – la prima, nel 2014, per Gravity – e rende il regista messicano il secondo più vincente del XXI secolo, dietro solo a Martin Scorsese (3).

Gli altri candidati erano Bradley Cooper, con A Star is Born; Adam McKay, regista di Vice; Peter Farrelly con Green Book e Spike Lee, (BlacKkKlansman). Nella storia dei Globe, soltanto cinque sono state le candidature di registi di colore, di cui due a Spike Lee (la prima per Fa la cosa giusta, del 1989), nessun delle quali è risultata in una vittoria.

Tra i contendenti di quest’anno, curiosamente, non compare Singer, regista di Bohemian Rhapsody: è la seconda volta, nella storia del premio, che il director della pellicola premiata come miglior film non è nominato per la miglior regia: la prima volta è stata nel 1993 e il film era Profumo di donna, di Martin Brest.

I fan di Bohemian Rhapsody possono comunque consolarsi, perché il Migliore attore in un film drammatico è Rami Malek per la sua interpretazione di Freddy Mercury.

Battuti Bradley Cooper attore e regista in A Star Is Born che conferma un trend negativo: nella storia dei Globe, nessun attore ha mai vinto un premio per un film in cui era stato candidato anche come regista; John David Washington, il poliziotto afroamericano di BlackKklansman, figlio del noto attore Denzel Washington; Willem Dafoe e il suo Van Gogh (Van Gogh – Sulla soglia dell’eternità) e Lucas Hedges, protagonista di Vite Cancellate.

Soltanto cinque sono stati i film a vincere contemporaneamente il premio di Miglior attore e quello di Miglior film: oltre al vincitore di quest’anno, abbiamo avuto A Beautiful Mind (2002), The Aviator (2005), Paradiso Amaro (2012) e Revenant (2016). Soltanto due volte, però, chi ha fatto doppietta ha vinto anche un Oscar: A Beautiful Mind era stato giudicato il miglior film agli Academy Awards, mentre DiCaprio si era aggiudicato la statuetta per il Miglior attore protagonista per la sua performance in Revenant. Nessun film ha mai vinto entrambi i premi sia ai Golden Globe sia agli Oscar.

La Migliore attrice in un film drammatico, invece, è Glenn Close per la sua interpretazione di Joan Castleman in The Wife – Vivere nell’ombra. Niente da fare per Nicole Kidman (Destroyer), Melissa McCarthy (Copia Originale), Rosamund Pike (A Private War) e Lady Gaga (A Star Is Born), che comunque si è potuta consolare: la sua Shallow è la Miglior canzone. La cantante di origini italiane – fa infatti, di cognome, Germanotta, ha la meglio su nomi illustri quali Kendrick Lamar (Black Panther) e il suo brano All the Stars, Dolly Parton con Girl in the Movies (Dumplin’), Annie Lennox, autrice di Requiem for a Private War (A Private War) e Revelation, canzone dell’australiano Troye Sivan e dell’islandese Jónsi, colonna sonora di Vite cancellate.

Christian Bale, per la parte di Dick Cheney in Vice, va il premio di Migliore attore in un film commedia o musicale. Merito della vittoria di Christian Bale come miglior attore è dovuta alla trasformazione, sia fisica, sia attoriale, dell’attore statunitense. Ci sono voluti sei mesi di prove trucco prima che la produzione fosse soddisfatta del risultato: merito del lavoro va a Greg Cannom, make-up artist vincitore, tra l’altro, di tre Premi Oscar per Dracula di Bram Stoker, Mrs. Doubtfire e il Curioso caso di Benjamin Button. Gli altri candidati erano

  • Lin-Manuel Miranda, Jack ne Il ritorno di Mary Poppins;
  • Viggo Mortensen, per la parte di Frank “Tony Lip” Vallelonga, l’autista/bodyguard di Green Book;
  • John C. Reilly, per la sua interpretazione di Oliver Hardy, noto in Italia come Ollio di Stanlio & Ollio, nel film Stan & Ollie;
  • Robert Redford, alla sua ultima nomination ai Golden Globe: l’attore ha infatti annunciato che Old Man & The Gun è stato il suo ultimo film.

L’unica statuetta per La favorita di Yorgos Lanthimos, film sugli intrighi di potere tra le consigliere della regina Anna negli anni della Guerra di successione spagnola, è quella per la Miglior attrice in un film commedia o musicale e se la aggiudica Olivia Colman, la quale detiene il singolare primato di essere la prima donna nella storia dei Golden Globe a vincere come Migliore Attrice in un Film Commedia o Musical interpretando una regina d’Inghilterra. Prima di lei sono state quattro le attrici a vincere il Globe interpretando una regina, ma erano candidate nella categoria drama.

Le altre candidate erano Emily Blunt, per il ruolo di Mary Poppins, Elsie Fisher (Eighth Grade), Charlize Theron (Tully) e Constance Wu, protagonista di Crazy & Rich.

Anche la Migliore attrice non protagonista è una regina, ma solo di nome: Regina King si porta a casa la statuetta per la sua interpretazione di Sharon Rivers in Se la strada potesse parlare. Le altre candidate erano Amy Adams, per la parte di Lynne Cheney, moglie di Dick, in Vice; Emma Stone e Rachel Weisz, le due cortigiane di La favorita; Claire Foy, moglie di Neil Armstrong in First Man – Il primo uomo, film biografico sul primo uomo a mettere piede sulla Luna, diretto da Damien Chazelle.

La statuetta di Miglior attore non protagonista se la aggiudica Mahershala Ali, Don Shirley nel film Green Book. Ali, vincitore di un Academy Award nel 2017 per la sua performance in Moonlight, ha recitato anche in Hunger Games – Il canto della rivolta, House of Cards e True Detective.

L’attore afroamericano, primo musulmano a vincere un Oscar, ha avuto la meglio su Sam Rockwell, nei panni del 43° presidente degli Stati Uniti George W. Bush in Vice e vincitore dello stesso premio l’anno scorso con Tre manifesti a Ebbing, Missouri; Adam Driver – il Kylo Ren di Star Wars ma candidato per BlackKklansman; Timothée Chalamet, che interpreta Nic Sheff, adolescente con problemi di droga in Beautiful Boy e Richard E. Grant, co-protagonista di Copia Originale.

Mahershala Ali ha anche prestato la voce a Prowler, antagonista del film Spider-Man – Un nuovo universo, vincitore della statuetta per il Miglior film d’animazione. Il premio, istituito nel 2007, ha visto vincere la Walt Disney Picture ben 10 volte su 13. Il film della Marvel Entertainment ha avuto la meglio su Gli Incredibili 2, L’Isola dei Cani di Wes Anderson, il film giapponese Mirai e Ralph Spacca Internet.

Il Globe per la Miglior colonna sonora se lo aggiudica invece Justin Hurwitz, per First Man: se il nome non vi dice niente, è il compositore delle musiche di La La Land. Con questa statuetta, la terza su tre nomination, Hurwitz diventa il compositore più premiato del XXI secolo e il secondo di tutti i tempi, dietro solo a John Williams, Dimitri Tiomkin e Maurice Jarre, con quattro. È singolare il record di Justin Hurwitz agli Oscar: 3 nomination e 2 statuette vinte, ma solo perché era stato nominato due volte lo stesso anno per la Miglior canzone originale e, ovviamente, non avrebbe potuto vincere per entrambe. Per ora, il compositore statunitense ha vinto tutti gli Oscar o Golden Globe per cui era stato nominato.

I Golden Globe si sono spesso rivelati una valida cartina tornasole di quello che saranno gli Oscar: delle ultime 76 edizioni, per 50 volte l’Oscar al miglior film è stato conferito al vincitore del Golden Globe per il miglior film drammatico o per il miglior film commedia o musicale: circa due film su tre, dunque, si sono aggiudicati entrambi i premi. Vedremo, il 24 febbraio, se anche quest’anno il trend sarà confermato o ci saranno delle sorprese.

 

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