La favorita, il capolavoro di Lanthimos

La favorita, il capolavoro di Lanthimos

La Favorita”, nelle sale da giovedì scorso, è il nuovo film di Yorgos Lanthimos, uno tra i più originali, spiazzanti e talentuosi registi della scena internazionale. Il suo è un tipo di cinema criptico, anticonvenzionale, per nulla mainstream. Pertanto divisivo: c’è chi lo ama alla follia (i critici, le rassegne cinematografiche) e chi non lo apprezza.

Il precedente “Il sacrificio del cervo sacro” sebbene fosse un horror raffinato aveva deluso le aspettative perché troppo freddo, pretenzioso e magniloquente.

Ma qui il rischio che il regista greco si lasciasse prendere la mano è scongiurato dal fatto che, per la prima volta in suo film, la sceneggiatura è stata scritta da altri – Tony McNamara che rimaneggia una pièce teatrale di Deborah Davis scritta per Bbc Radio – a beneficio di un’impostazione più classica, scevra dall’estetismo fine a se stesso.

Ambientato nell’Inghilterra del primo 700, con un impianto metaletterario (la storia è scandita da 8 capitoli), la favorita racconta la disfida senza esclusione di colpi – sotterfugi, blandizie, vendette orchestrate artatamente… – tra due dame di corte per ingraziarsi la regina Anna Di York (la prima sovrana del Regno Unito).

Si tratta di una commedia deliziosamente perfida, magistralmente interpretata dalle tre protagoniste: Emma Stone nei panni di una spietata arrampicatrice sociale, Abigail, Rachel Weisz, ovvero Lady Malborough, determinata e seduttiva, un’irriconoscibile Anna Colman, regina infelice (è flaccida e bulimica), dal carattere umbratile; difficile stabilire chi tra le tre sia la più brava.

In questo film le donne assumono una centralità assoluta. Su di esse, il loro ritratto psicologico – così ben sviluppato – si regge l’intera opera; i maschi non sono nient’altro che comparse: vaneggini stupidi e vanitosi.

La corte è descritta in tutta la sua opulenza e sfarzosità, nei suoi eccessi più grotteschi attraverso un uso abbondante di grandangolo riprese a schiaffo e luci a candela.

La trama è appassionante, non mancano scene saffiche (Emma Stone appare nuda per la prima volta), le musiche barocche, di Schubert conferiscono solennità al tutto; ma più di ogni altra cosa a stupire è la capacità del regista di abbinare gli aspetti più truculenti e laidi della vita di corte con uno sguardo di fondo ironico, quasi umanizzante che permea tutto il film.  Quello che è indubbiamente il film più convincente e riuscito di Lanthimos ha avuto sinora un percorso trionfale: plurivincitore a Venezia e ai Golden globe, candidato a ben 10 premi Oscar.

Chi lo ha visto, considerando anche la concorrenza, non può che tifare per quello che è a tutti gli effetti un autentico capolavoro cinematografico (Colman è indicata da tutti come la più probabile vincitrice per il ruolo di miglior attrice).

Leave a Comment

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

*