Scrittrici allo specchio – Intervista a Valentina Ghelfi

Scrittrici allo specchio – Intervista a Valentina Ghelfi

A: Valentina Ghelfi, nata nel 1994, vive a Milano da qualche anno, dove ha studiato e si è diplomata come attrice alla scuola del Piccolo Teatro. Oggi alla sua attività di attrice ha affiancato quella da scrittrice, e oltre a curare un blog (www.valentinaghelfi.it) ha pubblicato nel 2018 per le edizioni Progetto Cultura il suo primo libro: la raccolta “Los Señores ed io”.

V: La mia passione per la scrittura nasce dalla lettura, o ancor prima dall’ascolto. Ascolto di storie, favole, libri. Mia mamma ci leggeva Harry Potter. Ho iniziato con i diari, poi dalla prosa sono passata ai versi. Nella poesia mi ci ritovavo. Neruda e G. Lorca sono stati modelli involontari, invece come primo amore penserei a D’Annunzio, soprattutto per la musicalità delle parole.

A: In “Los Señores ed io” racconti di sei ragazzi-uomini con cui hai avuto a che fare in un periodo di passaggio rivoluzionario tardo adolescenziale. Com’è nato?

V: Stavo portando avanti un percorso… Avevo bisogno di esprimere, forse per capire meglio, di raccontare queste mie avventure, anche perché era un percorso per me molto avventuroso. Volevo che altre ragazze leggendolo potessero riconoscersi in questa storia, in queste situazioni. Poi, alla fine, ho scoperto che anche dei ragazzi ci si ritrovavano, è stato molto bello.

A: Già nella descrizione del libro scrivi: questo libro è come un album fotografico in cui le parole sono immagini impresse sulla pellicola.

V: Il volume alterna le poesie alle illustrazioni. È stata un’idea arrivata durante il percorso di creazione del libro… Avevo recentemente scoperto “Not that kind of girl”, che nasceva con un’idea di alternanza tra immagini e testo che mi piaceva molto. Aveva le illustrazioni, sentivo di desiderarle anche io. Ho finito la parte di scrittura, poi ho passato il lavoro concluso ad una cara amica, Noemi Biasetton, che non solo lo ha arricchito ma gli ha dato nuove sfumature.

A: Il testo, e in generale i tuoi scritti hanno una componente di femminismo marcata.

V: Femminismo! È una parola che mi piace molto! La rivendico con orgoglio. In generale direi che il rapporto che ho con il femminismo sta cambiando nel tempo. Evolve in continuazione. All’inizio ero molto aggressiva, combattiva ma questo impedisce il dialogo, soprattutto con i maschi. Ero netta sulle mie posizioni. Oggi è già diverso. A “prescindere” sto dalla parte delle donne, poi sono disposta a cambiare idea a seconda delle situazioni. Ora sto cercando di capire cosa cerco dal femminismo, perché lo uso. Mi dà una voce sin da bambina, come se mi aiutasse a cercare qualcosa… Soprattutto nel legame tra femminismo e sessualità. Tratto temi delicati, delicatissimi, molto intimi ma poi sono fragile, timida. Parlare di certi argomenti mi ha aiutato a normalizzarli.

A: A livello stilistico i tuoi testi sono caratterizzati dalla ripetizione quasi ossessiva, da un vocabolario crudo e dall’influenza dello spagnolo.

V: In dormiveglia mi è apparsa questa cosa, riferita alla prima persona, al primo episodio di questa storia… Mi è apparso il signor Leche. “Signor Leche”, come parola, come nome. Lui era intollerante al lattosio, non so perché questa cosa mi rimase impressa. Comunque era il primo Señor, poi sono arrivati gli altri, ogni señor era un señor qualcosa, la prima influenza spagnola, che poi è rimasta nel testo. A me piace che la poesia sia semplice, sia facile, che non richieda il dizionario. È quello che cerco nella letteratura, nell’arte, una dimensione non edulcorata delle cose. In “Venuto al mondo” la Mazzantini racconta tutta la meschinità e la merda, le ombre dietro l’amore… Questa è la mia idea di scrittura, e ho scritto secondo la mia idea.

A: In questo viaggio da te a te arrivi infine a Matteo.

V: Matteo è l’ultimo dei Señores ma al tempo stesso non è uno di loro. È il punto conclusivo della storia. Con lui è arrivato il momento del “non mi piace, non lo voglio”. Forse una voglia di fuggire di nuovo, in una direzione diversa. L’ultimo gradino per arrivare di nuovo a me e poi ripartire.

A: È cambiata Valentina dall’inizio alla fine del percorso?

V: Sì. Di certo sì. Sì talmente tanto che è un no. Forse si percepisce solo in parte nel testo ma mi sono portata dentro anche tanta vergogna. Tutto questo succedeva dopo quattro anni con il principe azzurro, tutto integro, tutto bianco. Con questo viaggio ho imparato le sfumature, tutti gli inciampi, tutti i segreti. E mi sono anche “liberata” di questa vergogna, non ho nulla di cui vergognarmi, nulla che mi abbia sporcato.

A: I Señores avranno un seguito.

V: Sì. Ora è in lavorazione, quello che accade dopo, quello che accade adesso. La seconda raccolta che si chiama: “Quello che succede dentro”, che invece parla del mio rapporto con il mio attuale fidanzato, che è un rapporto di genere nuovo, che ha in sé una parte di ombra… Parla di qualcosa di nuovo, parla di una nuova transizione, ma questa volta da un cuore pronto a un cuore pronto.

Leave a Comment

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

*