DIVINE – L’omosessualità di Louis disegnata da Danio Manfredini

DIVINE – L’omosessualità di Louis disegnata da Danio Manfredini

Ho sempre pensato che i veri artisti sono quelli che ti portano altrove. Quelli che ti fanno immaginare mondi, storie, luoghi, persone, vite passate e future, reali e fantastiche. Gli artisti sono coloro che ti distaccano dalla realtà e ti portano in un non-luogo, in un altro mondo che sta sopra la realtà. Del resto, non è proprio questo l’arte? Una via per distrarci, trarci altrove appunto, dalla nostra quotidianità, facendoci così sognare ed emozionare.

Ecco, Danio Manfredini è “semplicemente” un artista. Un vero artista. I più lo conoscono come attore e regista teatrale, senza sapere che è anche cantante, autore, chitarrista, disegnatore e insegnante. E oltre a tutto questo, Danio è una persona dalla sensibilità straordinaria, che ha avuto l’occasione e il coraggio di incontrare, scontrarsi e poi riportare sulla scena pezzi di mondo duro, crudo e storie di emarginazione, di diversità.

Tra le infinite storie che Manfredini ci racconta, c’è quella di Louis, un ragazzino che scopre la sua sessualità ed omosessualità al punto da voler rinascere nell’identità di Divine, una prostituta che vive in un solaio che guarda sul cimitero di Montmartre, nella Parigi degli anni ’40. Lo spettacolo Divine nasce da un incontro di Danio con il testo di Jean Genet, Nostra signora dei fiori (Notre Dame des Fleurs) nel 1990. Lo stesso Danio afferma di non essere ancora uscito da quel romanzo e per questo oggi ce lo racconta e ce lo fa vivere.

Criminali, prostitute, travestiti, ladri e magnaccia che si aggirano nei vicoli bui parigini e nei boulevards colorati e profumati, locali loschi e prigioni crudeli. Genet è sempre stato attratto da luoghi violenti e sudici, dalle vite un po’ sprecate e disperse. In Nostra signora dei fiori però, queste vite sono immerse nella poesia di un’amore spesso infelice, ma tanto desiderato nella sua ingenua purezza. Una purezza che solo le persone ai margini della società borghese, come Divine, sanno ricercare.

Danio ci fa immaginare tutto, solo attraverso la sua poliedrica voce, mentre legge a lato del palcoscenico la sua riscrittura del testo originale di Genet, lasciando il centro ai suoi disegni che fanno da storyboard.
Ci fa vivere il rumore delle foglie che frusciano attorno ai piccoli corpi nudi di Louis e di Alberto che si scoprono per la prima volta; il profumo dei croissant delle boulangerie che svegliano la città e l’odore delle sigarette consumate in una stanza fredda e spoglia; i colori scuri delle notti francesi e i toni sgargianti dei vestiti dei singolari personaggi che animano le vie di Parigi, come in un bellissimo film, in cui ogni suo disegno è un fotogramma.

E dunque sì, mi piace pensare Danio come un prisma: un artista che riflette la luce, facendola arrivare ai nostri occhi ogni volta in modo diverso, sotto mille tonalità, forme e sfumature differenti. E ognuna di esse racconta un abisso, lasciando sempre fluire una grande emozione dentro e fuori di noi.

DIVINE
liberamente ispirato al romanzo di Jean Genet Nostra Signora dei Fiori
di e con Danio Manfredini
disegni di Danio Manfredini
produzione La Corte Ospitale

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