Ad maiora

Ad maiora

Questo magazine nasce come un’idea ambiziosa nella mente di alcuni autori del BBlog dei Birbanti, e allo stesso tempo credo ne rappresenti la più inevitabile delle evoluzioni. Quel blog non è mai stato del tutto un semplice diario della compagnia teatrale prima e del movimento culturale poi. Aveva già preso da tempo la via del giornale culturale, quasi spontaneamente, grazie all’alta qualità delle nostre firme. Del blog manteneva invece la spontaneità, la bellezza di alcune improvvisazioni, l’apertura a sortite inventate all’ultimo prendendo ispirazione da uno spunto inaspettato.

Non avremo nostalgia di quella bella esperienza semplicemente perché siamo gli stessi, seppure con molti amici in più. Custodiamo naturalmente quel fuoco, senza nessun culto di ceneri che nel nostro caso neanche esistono. Siamo solo cresciuti in un progetto più maturo, più ambizioso, più consapevole dei propri mezzi. E non sarà un cambiamento puramente formale: perché una maggiore maturità richiede soprattutto un cambio nella sostanza, nell’organizzazione, certamente non solo grafico.

Afterclap sarà un magazine vero, coi suoi ritmi più stretti, le sue esigenze meno flessibili e richiederà a tutti noi un impegno superiore. E’ una promessa più stringente stipulata coi nostri lettori. Soprattutto se consideriamo la difficoltà di porci un target quasi ossimorico: trattare, sotto la stessa copertina, di cultura popolare e di cultura d’élite. Invitare allo stesso tavolo Pablo Picasso e Johan Cruyff, costringendoli a interagire. In questi casi la comunicazione potrà esistere in un solo modo: contaminando i linguaggi e le idee. In sostanza significa rendere più accessibile la cultura di nicchia, che viene ormai da anni divulgata anche attraverso i social, e trattare con massima considerazione la cultura più popolare, anch’essa ormai penetrata nei sistemi intellettuali più chiusi. Si potrebbero fare decine di esempi, si tratta solo di una delle infinite pieghe del mondo globalizzato e mediatizzato in cui abitiamo. E tuttavia è solo il frutto di un processo più lungo, iniziato ben prima di Andy Warhol, parallelamente alla forza esplosiva del ‘900. Prima del jazz, prima del cinematografo, già nella letteratura e nelle arti visive; avremo modo di parlarne meglio.

In questo senso non pretendiamo di rivendicare nessuna originalità: non siamo scopritori di nulla e andremo a percorrere le stesse strade che hanno fatto appassionare noi per primi. Chi nella compagnia teatrale, chi nei progetti fotografici, chi nei cortometraggi, chi nella musica, chi negli eventi, chi nella scrittura… Tutti nello stesso Movimento Artistico I Birbanti. Anche questo magazine. E in questo senso abbiamo provato a custodire già nel nostro nome, Afterclap, le tre dimensioni in cui auguriamo possa fin da subito svilupparsi il nostro destino come testata.

Perché il nostro nome significa innanzitutto “dopo-applauso”. Sta ad indicare quello spazio magico in cui ci si alza dalla poltrona del teatro o del cinema; si tolgono le cuffie; si ripone il libro o si osserva il proprio riflesso nella schermata nera di una serie appena terminata. E comincia la riflessione, il godimento di quella sensazione di crescita che una buona manifestazione artistica comporta sempre. Questo magazine manterrà la genuinità di un commento a caldo, provando solo a dargli una sostanza più approfondita e una forma meglio argomentata. Fin qui la rivista.

Ma afterclap è anche un neologismo anglosassone pieno di ironia. Indica l’applauso continuato di chi non smette di battere le mani dopo che tutti gli altri lo hanno fatto. E’ il simbolo di un supporto spontaneo, autentico fino a dimenticare l’etichetta; ed esistono poche cose più inopportune di un comportamento decontestualizzato dalle ritualità di tutti gli altri, a teatro. Quella è la posizione in cui io ed altri autori ci siamo sentiti più volte, andando a vedere gli spettacoli della compagnia teatrale del nostro movimento. Puramente spettatori (quelli che come me non hanno mai collaborato ai lavori teatrali, ovviamente) e al contempo sostenitori entusiasti dello stesso progetto. A ricordarmi che come movimento siamo nati dal teatro e che in fondo continuo a sentirmi ospite sulla poltrona di un progetto ben avviato da altri.

Infine afterclap è anche un vecchio termine inglese, quasi dimenticato, che significa “contraccolpo, colpo inaspettato”, ad indicare la risposta che riceveremo dal destino del nostro progetto. Perché come è naturale che sia non sappiamo ancora quanta fortuna avremo, quanto in fretta e per quali vie cresceremo. Si tratta di quello spazio di incertezza che rende ogni progetto degno di essere vissuto pienamente, al massimo delle proprie capacità. E’ sicuramente questo luogo di vertigine che ci spinge ad impegnarci verso cose più grandi.

 

One Comment

  1. Niccolò Bianchi

    Ottimo lavoro! Per quanto io possa essere internamente coinvolto nella attività che comprendono questo web-magazine – e dunque possa essere ritenuto di parte – tengo a dire che sono piacevolmente colpito dal lavoro che è stato fatto. AFTERCLAP ha inizio.

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