Il viaggio di Arlo – un viaggio non proprio inaspettato

Il viaggio di Arlo – un viaggio non proprio inaspettato

Ogni cartone della Walt Disney non è un semplice film d’animazione. I disegni non implicano necessariamente un film per bambini. Ognuno di loro non serve solo a intrattenere con buffi personaggi folle infanti di scalmanati, che diversamente farebbero passare un pomeriggio piuttosto impegnativo ai genitori. No. Ogni cartone Disney narra una storia, spesso commovente, detentrice di un messaggio profondo. E gli autori ne sperimentano di tutti i tipi: le storie d’amore, come La Bella e la Bestia, Cenerentola o La Sirenetta; i rapporti di amicizia, come in Lilo&Stitch, Ralph spaccatutto o Big Hero 6; i personaggi leggendari o mitici, ad esempio Hercules o Tarzan; l’importanza della famiglia, come per Mulan o Brave; e i road movie.

Quest’ultima categoria sta a dir poco facendo impazzire tutti: è un genere che vede come capostipiti i romanzi Furore e On the road e ha generalmente come “protagonista” principale il viaggio. Un viaggio che porterà inevitabilmente i personaggi a comprendere meglio se stessi.

Per quanto riguarda i cartoni di casa Disney (ultimamente sempre gemellata con la Pixar) non si può parlare di veri e propri road movie, perché non ci sono strade famose da percorrere o macchine d’epoca che accompagnano lungo il percorso. È più che altro un viaggio metaforico che vede il suo battesimo con il fortunatissimo e molto amato Alla ricerca di Nemo (del quale aspetto impaziente l’uscita del sequel Alla ricerca di Dori), dove i pesci protagonisti attraversano l’oceano Pacifico. Quest’anno poi è uscito Inside Out, un vero e proprio viaggio all’interno della mente e delle emozioni umane.

E poi sono arrivati Arlo e il suo viaggio. Disegni buffi (i personaggi fanno subito simpatia), effetti della computer grafica incredibili (i paesaggi e la natura rappresentata sono a dir poco realistici: c’è stato un momento in cui ho pensato di essere stata abbagliata da un riflesso del sole sull’acqua! La Pixar non smette mai di stupirmi!) e una storia che analizza un punto di vista interessante: se 65 milioni di anni fa, quel famoso asteroide che fece estinguere i dinosauri non avesse colpito la terra, l’uomo sarebbe stato comunque la forma di vita più intelligente? A detta di questi autori proprio no. Anzi! Il mondo è proprio capovolto: questi dinosauri parlanti la fanno da padroni, mettendo in pratica tecniche di agricoltura e allevamento, mentre gli umani vengono visti come animali parassiti che non hanno niente di civilizzato.

Fa tenerezza vedere come un piccolo dinosauro, timoroso perfino della sua stessa ombra, riesca a trovare il coraggio dentro di sé per poter affrontare un lungo cammino verso casa. Lungo non solo in senso letterale, perché gli ci vorranno giorni per poter arrivare a destinazione, ma lungo anche in senso poetico: dovrà capire che le paure non sempre si sconfiggono, ma che bisogna imparare a resistere e saperle affrontare. Il piccolo Arlo cadrà molte volte, ma con l’aiuto di Spot (il piccolo umano-animale domestico) scoprirà il significato della vera amicizia, della lealtà e del coraggio di prendere una decisione.

Un bel film che lascia gli spettatori più piccoli piacevolmente divertiti e quelli più grandicelli teneramente commossi. Ciò nonostante, non penso sia stata una scelta brillante quella di far uscire due film, di genere molto simile (per non dire identico), a distanza di poco tempo l’uno dall’altro. E io generalmente non mi faccio molti problemi quando qualcosa è targato Disney. È difficile trovare un film di questa produzione che non mi piaccia. Eppure…

Questo viaggio alla fine mi ha lasciato una sensazione di insoddisfazione, come se non mi avesse colpito particolarmente o convinta fino in fondo. Ma ne attribuisco la causa alle similitudini che riscontro con Inside Out. Peccato, perché credo sia un film con un ottimo potenziale, che però non è stato sfruttato al meglio.

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